Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/239

Da Wikisource.

LA GRISELDA 237
Troppo degli anni miei m’aggrava il peso,

E il presente dolor tanto l’accresce,
Che più regger non posso.
Griselda.   Il del pietoso
Avrà cura di te.
Artrando.   Sì vanne, o figlia,
Più non pensar di me.
Griselda. Perchè non deggio
Di te, o padre, pensar?
Artrando.   Perchè fra poco
Io fra’ morti sarò.
Griselda.   Corrado, oh Dio!
(volgendosi a Corrado, additando Artandro
Come posso partir?
Corrado.   Non sempre uccide
(mezzo piano a Griselda
Un estremo dolor: verrà in se stesso,
E facendo uso della sua ragione,
Il duol modererà. Non è alfin questa
La prima volta che da lui partisti.
Griselda. Addio, buon genitor. (ad Artandro, in atto di partire
Artrando.   Già me ne accorsi;
Figlia, t’han vinto di colui gl’incanti.
Vanne, vanne.
Griselda.   Che dici! Oh Dio! Che pensi?
Artrando. Nulla penso, va pur. (sdegnato
Griselda.   Meco sdegnato
(s’avvicina ad Artandro
Se tu resti, non parto.
Corrado.   Orsù, Griselda,
(a Griselda, risoluto
Se più badi, men vado, ed a Gualtiero
Dirò che tu...
Griselda.   Gualtiero? Oh dolce nome,
Che mi sprona al partir. Padre, perdona,