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DON GIOVANNI TENORIO 293
D. Giovanni.   Destra gentile,

Che mi penetra il cuore. (Amor pietoso,
Quanto ti deggio mai, se fra le selve
Una preda sì bella a me concedi!)
Elisa. Che pensate fra voi?
D. Giovanni.   Vo meditando
Le mie felicità.
Elisa.   Se un cuor fedele
Potrà farvi felice, in me l’avrete.
D. Giovanni. Bastami la tua fè; questa sol bramo
Mi serbi, idolo mio.
Elisa.   Quanto m’è caro
Del mio sposo adorato il primo cenno!
D. Giovanni. Deh non tardiamo più: lieta vivrai. (parte
Elisa. Consolati, Carin, s’io ti tradisco,
Che tu il primo non sei.1 Ama la donna
Più dell’amante suo, la sua fortuna. (parte

SCENA IV.

Donna Isabella in abito da uomo, difendendosi da vari masnadieri;
poi il duca
Ottavio.

D. Isabella. Aita, o ciel!

Ottavio.   Contro d’un solo, indegni?
Qual furor, qual viltade?
(li masnadieri entrano, incalzati dal duca Ottavio
D. Isabella.   Amico, io deggio
Tutto al vostro valor.
Ottavio.   Gli empi chi sono,
Che della vita vi han tenuto in forse?
D. Isabella. Masnadieri son quelli. A chi gli arredi
Tolgono, a chi la vita. Il mio destriero

  1. In qualche edizione si legge: Ma tu il primo non sei.