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294 ATTO SECONDO
Già mi levaro; ah! perchè mai distrutta

L’empia turba non vien dall’armi regie?
Così presso Castiglia il Re la soffre?
Ottavio. Loco spesso cangiar sogliono i vili,
Ma gli raggiugnerà.
D. Isabella.   Deh fate almeno,
Che sappia a chi della mia vita io deggio
L’opportuno riparo.
Ottavio.   Il duca Ottavio
Son io, del Re nipote. E voi chi siete?
D. Isabella. Al mio liberator svelar m’è forza
Tutti gli arcani miei. Mentito sesso
Coprono queste spoglie. D’Altomonte
Isabella son io; trassi il natale
Di Partenope in seno, in nobil culla.
Ottavio. Perchè il sesso mentir? Quale avventura
Alla patria vi toglie? E perchè sola,
In sì tenera etade, errando andate?
D. Isabella. Oh numi, qual crudel domanda!1 Pure
Tutto a voi narrerò, tutto sperando
Impegnarvi a mio prò.
Ottavio.   Mia fè, mia possa,
Miei consigli e me stesso offro in aiuto
D’ogni vostro disegno.
D. Isabella.   Io son tradita,
E il traditor che nell’onor m’offese,
Ver Castiglia addrizzò l'orme fugaci.
Rinvenirlo desio.
Ottavio. Ma chi è l’ingrato?
D. Isabella.   Don Giovanni Tenorio, unico germe
D’una illustre famiglia, anch’egli nato
Sotto il barbaro ciel che mi diè vita.
Destinato mi fu l'empio in consorte,
E alla bella stagion che i prati infiora,

  1. Nelle prime edizioni: Oh Dio, che barbara domanda!