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346 ATTO QUINTO
D. Alfonso. Don Giovanni, ascoltate. È questi un foglio

D’ordine regio a me diretto.
D. Giovanni.   (Oh stelle!)
D. Alfonso. (Legge) “Don Giovanni Tenorio, il cui sfrenato
“Perfido cuor di mille colpe è reo,
“S’involò dalla patria, e seco il cuore
“L’empio portò d’una donzella illustre;
“Donna Isabella, unica figlia e cara
“Del duca invitto d’Altomonte, è quella,
“Che tradita rimase. Or l’infelice
“Sotto spoglia viril segue l’indegno,
“Che il cammin di Castiglia ha preso, in quello
“Sperando ritrovar scampo ed asilo.
“S’ambi in poter del vostro Re sien giunti,
“Cura prendete della donna offesa,
“Indi fra’ lacci il traditor vi piaccia
“Spedir a noi, perchè punito ei resti”.
Donn’Anna. Cieli, che intesi mai!
D. Giovanni.   (Questo mi perde).
D. Alfonso. Don Giovanni, che dite?
D. Giovanni.   Un foglio è quello,
Che mentito sarà...
D. Alfonso.   Non mente il foglio.
Voi mentitor, voi cavaliere indegno,
Moltiplicate i scellerati inganni.
Vi perseguita un stolto, e fole inventa,
E non è qual si dice, e l’onor vostro
Impegnate a provarlo? Ah quale onore,
Misero cavalier, sognando andate?
Tutto è scoperto alfin. Donna Isabella
È colei ch’ingannaste, ed or vi segue.
Furor vi spinse e sregolato amore
Donn’Anna ad oltraggiar. Sdegno inumano
Contro il Commendator vi armò la destra