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DON GIOVANNI TENORIO 347
Non andrete alla patria in lacci avvinto;

Qui dovete morire. All’atrio intorno
Sieno i custodi raddoppiati. All’empio
Niuno porga soccorso. Andrò io stesso
Del mio Monarca ad affrettar lo sdegno. (parte

SCENA VII.

Don Giovanni, Donn’Anna e guardie.

D. Giovanni. Ah donn’Anna, pietà!

Donn’Anna.   Pietà mi chiede
Chi pietà non conosce? Empio! abbastanza
Lusingar mi lasciai da’ vostri inganni.
Misera me s’io secondato avessi
Il disegno crudel del vostro cuore!
A qual barbaro strazio, a qual destino
Riserbata mi avreste? Il ciel pietoso
Mi soccorse per tempo. Alzate i lumi,
Barbaro, a quella gloriosa imago:
Voi gli apriste nel sen la crudel piaga,
E con essa chiedendo al ciel vendetta,
L’alto potere invocherà de’ Numi. (parte

SCENA VIII.

Don Giovanni, poi Carino e guardie.

D. Giovanni. Dunque morir degg’io, perfide stelle?

Finito ho di sperar? Ah un ferro almeno
Mi togliesse la vita, e mi troncasse
La vergogna e il dolor. Vieni, Carino,
Vieni’, amico pastor. Tu mi soccorri,
Tu mi presta conforto in questo estremo
Giorno per me fatal.