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350 ATTO QUINTO
Donn’Anna.   Ha forse il cielo

Destinata la vittima al suo braccio?
D. Alfonso. Don Giovanni dov’è? (a Carino
Carino.   Lontano assai.
D. Alfonso. Come? Fuggì?
Carino.   Se Io portò il demonio.
D. Alfonso. Che dici?
Carino.   Oimè! Per lo spavento appena
Favellare poss’io. Cotante ingiurie
Contro i Dei pronunziò, che un fulmin venne;
Lo colpì, s’aprì il suolo, e più nol vidi.
D. Alfonso. La giustizia del cielo ha prevenuto
Il tardo colpo di giustizia umana.
Donna Isabella, ritornar potete
A vostr’agio alla patria. I vostri voti
Fur da’ Numi esauditi, e i vostri torti
Risarciti miraste.
D. Isabella.   Ah, che non basta
Questo lieve conforto a mie sventure.
D. Ottone. Donna Isabella, non poss’io spiegarvi
Quel che pensa il mio cuor. Basta... col tempo
Potrò dar qualche sfogo al mio cordoglio.
D. Isabella. Questa vostra pietà scema il mio duolo.
Consolar mi potete.
Elisa.   Al scellerato
Nuova pena s’accresca. Ei m’ha tradita;
A voi chiedo vendetta.
Carino.   Invan la chiedi.
La fé’ il cielo per tutti.
Elisa.   E tu, Carino,
Sarai meco crudel?
Carino.   Va da me lungi
Quanto corre in un dì cacciata fera.
M’ingannasti due volte. Affé, la terza
Non t’ha da riuscir.