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RINALDO DI MONT'ALBANO |
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No, non t’insuperbir degli altrui merti;
Cerca solo imitarli: a te di scorno
Sarian quegli avi illustri, allor che indegno
Ti rendessi di loro. I tuoi natali
Son della sorte un dono: a te s’aspetta
Farti maggior colle tue gesta: io t’apro
Il sentier della gloria; un dì potrai
Forse di me più franco e più felice,
Trovar la meta, se può darsi in terra
Verace gloria tra fallaci oggetti.
Principessa, è questa1 (ad Armelinda
La sposa mia, la vostra serva; in essa (a Clarice
Riverite, Clarice, un germe illustre
Del gran Re di Marocco.
Clarice. A voi s’inchina,
Donna regal... (mentre si umilia, Armelinda la trattiene
Armelinda. Cotanto non s’abbassi
Di Rinaldo la moglie: a me sol basta
Il titolo d’amica; e nel mio stato,
Quanto posso sperar, l’affetto vostro.
Ruggiero. Padre? Perchè di Francia2
Questa donna infedel l’aure respira?
Rinaldo. Francia è madre pietosa: ella di Roma
Serba il prisco costume; accoglie in seno
Anco i nemici, e cittadini i rende.
Clarice. Sposo, potrò sperar d’avervi meco
Più che un sol dì? Cotesta vostra gloria,
Quanto pianto mi costa!
Rinaldo. Ho di bisogno
Di riposo e quiete3: il mio Castello
Con voi spero godermi, in fin che rieda
La novella stagion: quando il permetta
Il nostro Re.
Clarice. Saria troppo indiscreto,
- ↑ Così il testo.
- ↑ Un settenario.
- ↑ Così si legge nel testo.