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384 ATTO SECONDO
Le trame nostre, e sol la di lui morte

Agevolar ci può la grande impresa.
Florante. Egli è ver, lo conosco, ed ogni mezzo
Tentar son pronto perch’ei pera, e tolga
Col suo morir l’ostacolo maggiore
Alli disegni nostri. Or noi dobbiamo
La via trovar, onde innocenti affatto
Comparir di sua morte.
Gano.   E vi par poco
Indur a condannarlo il Re medesmo?
Egli reo già lo crede. Il suo Castello
Mi commise atterrar. Della sua morte
Meco ancora parlò: forse in quest’oggi
Il decreto uscirà.
Florante.   Ma vuol udirlo
Pria di farlo perir.
Gano.   Che l’oda. Abbiamo
Sì ben tessuti i meditati inganni,
Che scior non si potrà.
Florante.   Ma non conviene
Tanto fidarsi dell’ingegno nostro,
Che non s’abbia a temer d’esser scoperti.
E se ci scopre? E se Rinaldo ha modo
Di far costar la sua innocenza? Abbiamo
Tutto perduto: siamo noi li rei.
Ed il supplizio preparato a lui
Cade sul nostro capo.
Gano.   Ah! voi volete
Tutto precipitar per vil timore.
Florante. V’ingannate. Vogl’io tentar l’effetto
Sol con mezzi più cauti. L’odio nostro
Non è contro Rinaldo se non quanto
Di nostra ambizion formasi obbietto.
S’egli si riducesse a secondarci,
Non sarebbe per noi miglior partito?