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386 ATTO SECONDO
Gano. Farem vedere al perfido destino,

Che v’è chi ad onta sua può migliorare
Condizion. Cotesto ingrato nume
Parte male i suoi doni: egli sovente
Avvilisce chi merta, e innalza a’ gradi
Di sovrano poter talun... Ma giunge
Rinaldo; or sì, che porre in uso è duopo
Tutta l’arte più fina. A forte rocca
Più volentieri io recherei l’assalto,
Anzi che al cor di lui. Ma che? Si loda
In difficile impresa il cor del forte.

SCENA II.

Rinaldo condotto dalle guardie, e detto.

Rinaldo. Che da me si pretende?

Gano.   Olà: soldati,
Toglietegli dal piè quelle catene.
(una guardia leva le catene a Rinaldo
Rinaldo. Lode agli dei!
Gano.   Scostatevi, e un mio cenno
(alle guardie che partono
Non prevenite col ritorno.
Rinaldo.   Alfine
Avrà scoperta l’innocenza mia
Carlo, il mio Re. Pentito egli è fors’anco
D’aver insulti alla costante fede
Di Rinaldo permessi. È cenno suo
Questa mia libertà?
Gano.   No, v’ingannate.
Carlo oppresso vi vuol. La mia pietade
S’oppone al suo voler.
Rinaldo.   Dunque infedele
Voi siete al vostro Re?
Gano.   Non è delitto