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RINALDO DI MONT'ALBANO 415

SCENA VI.

Rinaldo, Gano e detto.

Rinaldo.   Qual astro amico

Mi concede, Signor, l’eccelso dono
Di rivedervi? La sentenza io deggio
Di mia morte ascoltar da’ labbri vostri?
Felice me, se il mio Signor mi degna
D’un tanto onor!
Carlo.   Gano, partite.
Gano.   Io veglio,
Sire, in vostra difesa.
Carlo.   Or non è d’uopo
Della vostra difesa.
Gano.   A un inimico
Io non soffro vedervi appresso tanto,
Senza l’aspetto mio.
Carlo.   No, no: partite.
Voglio così.
Gano.   (Cresce il periglio. È d’uopo (a parte
Ad ogni evento preparar d’inganni
Nuova serie più forte e più felice). (parte
Carlo. Ritiratevi, guardie; e voi, Rinaldo,
Narrate come l’imperial mio cenno
Contro i Mori eseguiste.
Rinaldo.   Alto Monarca,
Dell’innocenza mia...
Carlo.   Non chieggo adesso
Di vostra reità scolpa o difesa:
Vo’ saper la condotta onde pugnaste
Contro il barbaro Re.
Rinaldo.   Pronto m’accingo
A ubbidirvi, Signor. Partito appena
Dall’aspetto real, nel dì felice