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458 ATTO QUINTO
Gano.   Ah! che mentito

Questo foglio sarà.
Carlo.   No, no, conosco
I caratteri suoi: scrisse Fiorante;
Fiorante è il traditor.
Gano.   Germano indegno,
Scellerato, fellon! cotanto ardisti,
Cotanto t’acciecò vana ambizione?
Tu contro il nostro Re? Tu temerario
Aspirar al suo trono? Ah! mi vergogno
Di quel sangue che chiudo entro le vene,
S’egli è parte del tuo: ma non s’oscura
Di Gano la virtù per un indegno
Contumace german. Signor, perisca
Questo perfido tralcio: io il suo destino
Son primo ad affrettar: non lo conosco,
L’abbonisco e detesto; il voto mio
E che muoia costui. (L’incauto pera,
Per salvar la mia vita e l’onor mio). (a parte
Florante. (Finge Gano sagace, o mi sagrifica?) (a parte
Rinaldo. (Oh! come il ciel serba alla sua potenza
L’opre grandi geloso!) (a parte
Carlo.   Oh! fido Gano!
Oh! eccesso di virtù! Contro il suo sangue
Infierisce il suo zelo! Ah! sì, sia tratto
Al supplizio Fiorante: io lo condanno
Di propria autorità. Meno non merta
Un’anima sì indegna.
Gano.   Sì, va pure,
Scellerato, a morir.
Florante.   Come? Il germano
M’abbandona così?
Gano.   Non ti conosco.
Florante. Or mi conoscerai. Signor, è vero,
Traditore son io, son io fellone;