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La smarrita sua Donna, che pel Bosco

Errò fuggendo, ed io cercai, ma in vano.
L’assista il Ciel... ma Cesare dolente
Con il pianto su gli occhi or qui sen viene;
Che sarà mai? voglio ispiarne il vero. (si ritira
Giustiniano. Ahi più tempo non v’è, già delle luci
Privo è l’Eroe; già di Bisanzio è persa
La bella speme.
Narsete.   (Io non l’intendo ancora).
Giustiniano. Ah Ministri crudeli! io vi prescrissi ecc.

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Misero Bellisario1.
Narsete. (Parla di Bellisario; oh Dei, che ascolto!)
Giustiniano. Or venga pur degli Affricani arditi
L’esercito superbo, e me dal Trono
Balzando, tragga l’Orientale Impero
In dura schiavitù, vengan fastosi,
Che la nostra fortezza e il suo terrore
Languendo sta di Bellisario a canto.
Narsete. (Più celarmi non posso). Alto Monarca,
Perchè fremi, e sospiri?
Giustiniano.   Odi, Narsete,
E resisti s’hai cuor. Già Bellisario
L’una e l’altra pupilla oggi ha perduta.
Narsete. Come, Signore?
Giustiniano.   Io fui, che la fatale
Sentenza sua con la mia man segnai.
Narsete. E fosti sì crudel?
Giustiniano.   Fui però giusto.
Narsete. Se giusto fosti, perchè piangi adesso?
Giustiniano. Perchè la pena sua troppo mi duole.
Narsete.   Nè vi pensasti pria?
Giustiniano. No, che il suo fallo
Troppo forte parlava all’onor mio.

  1. C’è soltanto un verso settenario.