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Narsete. Ma di qual fallo è reo?

Giustiniano.   D’aver amato
Di Giustinian la Sposa.
Narsete.   Oh sei tradito;
Bellisario è innocente.
Giustiniano.   Io stesso fui
Testimon della colpa.
Narsete.   E pur t’inganni.

SCENA IX1.

Antonia da Uomo, e detti.

Antonia. Al Monarca maggior, che il mondo adori ecc.

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Narsete. (Antonia è questa: il cuor m’esulta in petto).
Giustiniano. Per quanto il mio dolor cieco mi renda,
Riconoscerti parmi.
Antonia.   Antonia io sono.
Giustiniano. Dirlo volea; ma come in queste spoglie?
Antonia. Per salvar la mia vita, e l’onor mio ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Meglio di me lo potrà dir Narsete;
Ei la storia cominci, io dirò il fine.
Narsete. Tempo non è più di celarti il vero,
E vuole il Ciel, che il traditor si scopra.
Teodora è quella che a me stesso impose
Di dar morte ad Antonia; io per sottrarla
Dal periglio fatal, fuor di Bisanzio
La conduco, quand’ecco in mezzo al bosco
Filippo incontro. Ei risoluto chiede
Che la Donna gli lasci, io la difendo.
Il ferro impugna, io pur l’impugno, e il fato
Vuol che senza ferita a terra io cada.
Nel tempo della pugna Antonia fugge,

  1. Corrisponde alla sc. II del 5. atto.