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LA SPOSA PERSIANA 167
Nobile, che gl’insulti sdegna, conosce e prova;

Scaltro, che per virtude sa simular, se giova.
Era di quell’indegna ogni superbo detto
Aspra mortal ferita d’una consorte al petto;
Ma a lei giovar potea più che a me l’irritarmi,
Empia per questo Ircana tentò di provocarmi;
Ed io l’ira celando, senza mostrarla in viso,
Le ingiurie e le minaccie ricompensai col riso.
Tamas che l’abbia offesa dir non potrà, se affetto
Tenero le promisi, e le mostrai rispetto.
Pietà più facilmente sperare alle mie pene
Posso nel di lui cuore... Eccolo, che a me viene.

SCENA V.

Tamas e detta.

Tamas. (Eccola quell’audace: creduto ah non l’avrei...

Onte, insulti ad Ircana? Provi gli sdegni miei). da sè
Fatima. Sposo?
Tamas.   T’accheta, e parti.
Fatima.   A me che parta? Oh cielo!
Tamas, alla tua sposa?
Tamas.   Torna a riporti il velo.
Fatima. Come?
Tamas.   Divorzio io chiedo.
Fatima.   Senza ragion?
Tamas.   Ragione
È il mio voler, t’accheta: femmina invan s’oppone.
Fatima. Io vi dissento; è legge nell’Alcoran G 1 firmata,
Che non sia moglie a forza senza ragion scacciata.
Al CadìG 2 si ricorra1; egli, che il dritto regge,
Esamini le colpe, interpreti la legge.

  1. Il libro dette leggi e della falsa religione dei Maomettani.
  2. Giudice ordinario in Persia e nella Turchia.
  1. Ed Pittati: riccorra.