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LA PERUVIANA 289
Alonso. Figlia, venite.

Zulmira.   Dove?
Alonso.   Dove il dover ci appella.
Sono le sedie pronte.
Zulmira.   (Oh questa è una più bella).
Alonso. Andiam.
Zulmira.   Da questa casa partir sì d’improvviso?
Alonso. Niuno di questa casa m’ha ancor guardato in viso.
Zulmira. Qui Deterville poc’anzi mille onestà mi fece.
Alonso. Far le dovea dapprima al genitore invece.
Zulmira. Egli vi cerca.
Alonso.   In vano di trattenermi or spera.
Tant’è; voglio a Parigi tornar innanzi sera.
Zulmira. Possibile che niuno v’abbia finor parlato?
Alonso. Parlommi una superba, parlommi un mal creato.
Niuno di lor mi fece quell’onestà che si usa:
Venne un fattor di villa per essi a far la scusa.
Così coi forastieri si tratta in questo suolo?
Così s’accoglie in Francia un cavalier spagnuolo?
Zulmira. Di Deterville il cuore è pien di cortesia.
Ne sarete contento.
Alonso.   Non più; voglio andar via.
Zulmira. Aza verrà?
Alonso.   Nol vedo.
Zulmira.   Resterà senza noi?
Alonso. Vuol l’onor mio ch’io parta. Aza verrà dappoi.
Zulmira. Concedete, signore, a me una grazia sola:
Pria di partir, ch’io dica ad Aza una parola.
Alonso. Questa premura vostra desta in me del sospetto.
Zulmira. Parlargli non ricuso anche al vostro cospetto.
Son mesi che viviamo l’uno dell’altro appresso.
Abbiam viaggiato insieme, e sospettate adesso?
Possibile?
Alonso.   Non più, il contraddirmi è orgoglio.
Pronta a obbedirmi siate, quando vi dico, io voglio.