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442 ATTO SECONDO
E Fatima, che in seno ha virtù peregrina,

Di vivere non teme al giovane vicina? (con ironia
Fatima. Sazia non sei tu ancora di provocarmi a sdegno?
Giunta ti vidi, Ircana, delle tue mire al segno.
Tamas è sposo tuo, sei del suo cuor signora.
Sola trionfi e godi, e non ti basta ancora?
Ircana. No, non mi basta: il cuore debole in lui conosco,
Facile amor vi sparge per leggerezza1 il tosco.
E sempre, a te vicino, aver degg’io sospetto,
Che possa l’incostante dividere l’affetto.
Fatima. Fai torto ai pregi tuoi, temendo il mio potere;
Ma sono i tuoi rimorsi, che ciò a te fan temere.
Paventi giustamente mirare alfin pentito
Del laccio lusinghiero un cuor che mi hai rapito.
Ircana. Tu d’involar pensavi cuor che a me si aspettava.
Fatima. Sposa di lui fui scelta; ceder dovea la schiava.
Ircana. Ora di schiava il nome cambiato ho in quel di moglie;
Son del suocero in casa, padrona in queste soglie.
Fatima. Sì, di Fatima in grazia, che per pietà sottratto
Ha il tuo seno alla morte.
Ircana.   Per ambizion l’hai fatto.
Colla pietà, che meco dissimulando usasti,
Del padre e dello sposo l’amor ti guadagnasti.
L’arte conobbi allora del tuo disegno ascoso.
Fatima. Arte per te felice, che ti diè vita, e sposo.
Ircana. Sì, del tuo cuore ad onta, Tamas è sposo mio.
Fatima. Non mel vantare in faccia, che la cagion son io.
Ircana. Merito in van pretende l’involontaria aita.
Fatima. Gratitudine merta chi serba altrui la vita.
Ircana. Via, da me che pretendi? Tu mi salvasti, è vero,
Colla pietà coprendo2 l’idea del tuo pensiero.
L’opera tua giovommi; pensar deggio a premiarla.
Vuoi per mercè lo sposo? Vuoi ch’io tel renda? Parla.

  1. Edd. Pitteri e Pasquali: leggerezza.
  2. Così le edd. Pitteri e Pasquali. Nelle edd. Savioli a Zatta, a nelle ristampe di Bologna e di Torino: comprendo.