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canto ottavo 185

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     Ma dove scorro? Io chiedo umil. perdono
a Turpin, che dal ciel forse m’ascolta.
Altro non penso ed altro non ragiono
che fatti da lui scritti quella volta.
Ora a Terigi ritornar fía buono,
che la disfida del guascone ha tolta
a esaminar col cappellan, dicendo:
— Tu vedi, prete: me tihi commendo. —
8
     Prete Gualtier non era senza testa:
conosce ben che il guascone era accorto;
che il gradasso facea nella richiesta,
perché Terigi era grassotto e corto.
E disse: — Nulla non temete; a questa
disfida io vi trarrò con lode in porto.
Qui deluder convien l’arte con l’arte,
come c’insegnan le moderne carte. —
9
     Gli pose innanzi penna e calamaio,
dicendo: — Quel ch’io detto voi scrivete. —
Disse Terigi: — Io scrivo tutto gaio;
ma pensa a quel che detti, caro prete. —
Dicea Gualtier: — Ho il guascon nel mortaio.
Scrivete pur, che non vi pentirete. —
E finalmente il buon Terigi scrisse
ciò che volle Gualtier, che cosí disse:
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     «Io Terigi, marchese e duca e conte
e signore di eccetera, al guascone
Filinor dice ch’egli ha le man pronte
al duello minacciato e lo spadone;
che sceglie il campo, e fía di lá dal ponte,
di Senna in sulle rive, al torrione;
ma avverto Filinor che prima impari
che i duelli non seguon che fra pari.