Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/177

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parte prima - capitolo xxviii 171

e fummo attenti io, la dama e i fratelli miei a provvedersi d’un palchetto comodo.

Avemmo il rincrescimento di vedere poco concorso in quel teatro, e il rincrescimento di vedere quella commedia progredire languendo. Esopo alla corte, colle sue favolette ad ogni proposito scritte eccellentemente, colla sua figura scrignuta e grottesca, e soprattutto coll’aspetto di novitá della sua rappresentazione, era piaciuto. Esopo in cittá, colle cose medesime, ma che aveva perduta la forza dell’aspetto di novitá, parve un plagio dell’altro, composizione snervata, ed annoiava.

Comparve finalmente la scena d’invenzione aggiunta, rifertami dall’amico.

Una vecchia dama vestita a nero veniva a esporre ad Esopo una lunga narrazione delle sue, da lei chiamate, calamitá. Lo sfogo del suo interminabile racconto conteneva ostinatamente tutte le menzogne che s’erano inventate e dette contro di noi e contro la dama Ghellini Balbi al tempo del bollore delle sopra accennate nostre famigliari dissensioni e divisioni. Quella vecchia dama concludeva ch’era stata scacciata di casa con un suo affettuoso figlio, tre figlie, una nuora e cinque nipotini, da tre propri figli suoi disumanati e sedotti. Terminava piangendo e chiedendo aiuto e consiglio ad Esopo frigio, il quale, con una favoletta stiracchiata, in versi, la commiserava. La vecchia dama vestita a nero era pontualmente la figura della nostra povera madre, la quale, accecata da un acerbetto contro noi e dal mèle della sua predilezione, aveva creduto lecito, e forse aveva esultato, di lasciarsi esporre sopra una scena spettacolo al pubblico.

Quella scena lunghissima, aggiunta senza proposito e per episodio da una privata passione, non intesa dal pubblico, destò de’ sbadigli e fece ancor piú languire quell’opera, la quale non ebbe alcun utile avvenimento.

Durante quell’ingiusto episodio indecentemente maligno, vidi la dama Ghellini Balbi divenir taciturna e turbarsi, e vidi i due miei fratelli accendersi e disporsi a fare de’ gran schiamazzi. Le mie risa sbardellate sopra all’infelice tentativo facevano rabbia, e mio fratello Francesco, pieno d’idee marziali, voleva fare delle