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264 memorie inutili

solida per gli scrittori de’ nostri climi, specialmente teatrali, che sono soltanto guardati come sorgenti noncurabili d’un passeggero divertimento. Venezia supera ogn’altra metropoli dell’Italia in questa maniera di pensare.

Un veneto cittadino congratulandosi col Goldoni d’una sua commedia che aveva avuto un incontro felice, quasi vergognandosi d’essersi abbassato ad esprimere degli elogi a quel proposito, aggiunse, e presto: — Egli è vero che queste tali opere sono freddure che non meritano alcun riflesso, ma tuttavia concepisco ch’Ella deve aver avuta della compiacenza.

Il Goldoni aveva ragionevolmente ridotti i meschini comici italiani al pagamento di trenta zecchini per ogni opera teatrale che loro consegnava, efficace o inefficace ch’ella fosse. I miei teatrali capricci erano da me donati. È da credere che i capricci donati, i quali involavano i concorrenti all’opere pagate, facessero insolentire i comici pagatori contro un uomo che per ogni riflesso doveva essere rispettato. Anche da ciò si conosca la squalliditá dell’Italia in quest’argomento.

Il Chiari terminò di scrivere per i teatri, perché l’opere sue avevano terminato di far effetto. Il Goldoni è passato a Parigi, a cercare quella fortuna di cui egli renderá conto nelle memorie della sua vita; e la comica compagnia del Sacchi rimase attorniata dal concorso e dalla dovizia.

Parecchi cervelletti dicentisi sostenitori della coltura si sforzarono a imitare il Goldoni, ed ebbero quella sorte che dá un andazzo evaporato e che dá la picciolezza degl’ingegnetti snervati e pedanti.

Divenne una necessitá e una specie di legge di consuetudine dettata dalla mia amicizia il dare ogn’anno una o due rappresentazioni della mia penna arrischiata, per sostenere la fortuna di que’ comici che avevano sostenute con abilitá le mie poetiche fantasie. Anche i miei patriotti, che divertendosi s’erano compiaciuti di stabilire un andazzo di queste tali opere allegoriche sensate, meritavano la mia riconoscenza e la mia retribuzione.

Dopo l’ordita parodia d’abbozzo comico allegorico dell’Amore alle tre melarancie, e dopo il Corvo, il Re cervo, la Turandotte,