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parte seconda - capitolo vi 277

ridere loro in faccia e voltar loro le spalle. Risi tra me medesimo e rinnovellai la mia assistenza fervorosa con delle opere nuove che piacquero, come dirò.

I padroni degli altri teatri di Venezia, che si vedevano estremamente danneggiati dalle mie, quali si fossero, sceniche novitá, mi circuivano con delle esibizioni male a proposito, perché mi arrendessi a sostenere i loro ricinti; e le belle comiche di que’ ricinti non mancavano di ordirmi intorno de’ lacci e delle reti di vezzi. Meritavano tutto, ma io ero abbastanza faceto eroe per non disertare da’ miei protetti.

Il Sacchi si lagnava spesso d’essere co’ suoi campioni nei teatri piú lontani e piú incomodi alla popolazione, come sono quelli in San Samuele e in Sant’Angelo, ne’ quali ci volevano le mie novitá bizzarre e grandi per godere dell’utile d’un’attrazione efficace e d’un avviamento perseverante. Sospirava ognora per entrare nel teatro in San Salvatore, favoritissimo per essere piantato nel centro ed a portata della maggior popolazione di Venezia.

Perché le opere delli signori Goldoni e Chiari avevano un tempo sostenuti in dovizia i teatri non possessi dal Sacchi, e perché erano decaduti ad onta di molte traduzioni dal teatro francese e di molti pisciarelli scenici di alcuni poetuzzi sognanti coltura, introdotti a fronte delle mie poetiche fantasie, chiamate da quelli «bestialitá»; Sua Eccellenza Vendramini, proprietario del teatro in San Salvatore, mi fece assalire da un prete mio amico, appellato don Baldassare, con le esibizioni di molte cordialitá e molte utilitá se, abbandonando la compagnia del Sacchi, avessi voluto intraprendere di soccorrere il drappello comico del suo teatro in San Salvatore.

Risposi da Attilio Regolo, ch’io non scriveva prezzolato, ma per mio passatempo; che sino che la compagnia del Sacchi non si sciogliesse o riducesse all’impotenza, non averei composti e donati i miei scenici abbozzi che a quella; che se l’Eccellenza Sua aveva la condiscendenza di considerare per utili i miei mostruosi parti teatrali e li desiderava rappresentati nel suo teatro, poteva aver tutti quelli che l’estro e non mai il