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26 memorie inutili

che furono del Consiglio di quella cittá, e due privilegi del secolo 1500 accertano che due tralci separati di questa famiglia ottennero d’essere considerati originari veneti cittadini.

Si edificarono delle abitazioni per i lor vivi e per i lor morti, come si vede nella contrada e nella chiesa di San Cassiano in Venezia.

Uno di que’ rami ebbe l’onore nel secolo 1600 d’essere aggregato alle famiglie patrizie, indi si estinse.

Il ramo da cui discendo io, rimase nel cetto della veneta originaria cittadinanza, a cui certamente non fece mai disonore alcuno.

Nessuno dei miei ascendenti cercò d’avere di quegli impieghi decorosi e fertili, a’ quali può aspirare la veneta cittadinanza. Gli animi de’ Gozzi furono per lo piú pacifici e moderati. Forse si contentarono del loro stato, e forse furono alieni dalle tumultuose concorrenze. Se ne avessero chiesti, ottenuti ed esercitati, son certissimo che, spogli d’ogni superbia e lontani da un millantare inopportuno, sarebbero stati fedeli al principe loro.

Dugent’anni circa saranno, il padre dell’avolo mio comperò intorno a seicento campi di terreno con delle fabbriche, nel Friuli, cinque miglia lontani da Pordenone. Molti di questi campi sono praterie e sono feudali. Ogni discendenza de’ posseditori di queste praterie ha l’obbligo di rinnovellare l’investitura feudale, e questa rinnovazione costa parecchi ducati.

I ministri della Camera de’ feudi d’Udine sono vigilantissimi. Se una discendenza, mancato il padre, tarda a recare que’ parecchi ducati, a rinnovellare la investitura e a giurare fedeltá, sequestrano i fieni di quelle praterie fedelmente.

Ciò avvenne a me dopo la morte di mio padre, per la negligenza di alcuni mesi; trascuratezza che cagionò la pena di molte lire piú del consueto nella spesa di questa rispettabile investitura.

Da una tale pergamena averá forse origine il titolo di conte, che corre negli atti pubblici e nelle soprascritte delle lettere. Chi non volesse concedermi questo titolo, non m’offende, e m’offenderebbe moltissimo se non mi concedesse il fieno di quelle feudali praterie.