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parte seconda - capitolo xxi 363

la quaresima per troncare la mia familiaritá e ogni mia relazione con quella donna alla partenza della compagnia, e per lasciarla in libertá di cercare quelle fortune ch’ella bramava. Era io in un inganno. Col di lei carattere e nel mezzo a una truppa di comici e di comiche, non poteva giugnere al fine della mia impresa pacificamente.

Le mie visite non erano piú giornaliere. Erano brevi e con de’ discorsi sui generali e sempre in ore ch’era certo di non trovarmi insieme col di lei nuovo amico, sulla persona del quale fuggiva possibilmente ogni ragionamento. Il mio poco ben stare in salute ch’io adduceva, era scusa alle mie rare visite brevi e alle ore cambiate di quelle.

La Ricci sapeva molto bene le replicate proteste ch’io le aveva fatte, di allontanarmi da lei qualunque volta avess’ella accolte in casa visite di conosciute persone splendide corsare di Venere, e si fosse sciolta da ogni riguardo verso i giudizi del mondo e verso quelli della sua comica compagnia, che ostentava etichette in tal proposito, e si fosse posta in un aspetto che facesse vergogna a lei ed all’amico di lei compare; e, forse anche per una semplice incautela, non mancava di proccurare di tenermi fermo per coprire le sue novelle direzioni col mio mantello.

Mi faceva intendere di quando in quando, alla sfuggita, la decenza, la morigeratezza, la pulitezza del signor Gratarol, da cui era trattata, diceva ella, come una regina. Esagerava la gran considerazione che il signor Gratarol aveva di me e il gran dispiacere ch’egli mostrava di non trovarmi da lei, per non poter godere della mia conversazione.

Considerava tra me che infatti non piacesse al signor Gratarol il non trovarmi dalla Ricci, onde, eseguito uno de’ suoi consueti passaggi d’amicizia di galanteria, ella non rimanesse senza l’appoggio del compare; e forse m’ingannava. Risposi tuttavia al ragionamento della Ricci: — Sono riconoscente verso quel signore. Credo tutte le cose che mi narrate. Nessuno però fuori di me ve le crederebbe. Voi conoscete le circostanze alle quali mi sono esposto per voi da cinqu’anni, e dovete