Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/387

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parte seconda - capitolo xxiii 381

quaresima con una perfetta indifferenza, per non fomentare delle dicerie e per abbandonare quella femmina al suo destino.

Non le feci mai ricerche s’ella avesse o non avesse scritto il viglietto concertato, e non scemai nel corso di que’ pochi giorni né le mie visite civili né i tratti d’amichevole cordialitá verso lei, con una perfetta dissimulazione sul di lei errore.

Un giorno in cui ella era libera dal recitare, le chiesi se quella sera avesse il piacere di andare all’opera in San Samuele, ché le averei tenuto compagnia. Accettò la mia esibizione ringraziandomi, ma dimostrò una gran premura di sapere in qual ordine del teatro fosse il palchetto e di qual numero fosse marcato. Questa sua strana premura mi fece indovinare qualche sporco garbuglio comico; nulla ostante non volli dimostrare menomo sospetto. — Vi manderò la chiave del palchetto questa mattina — diss’io, — e sopra quella potrete rilevare l’ordine e il numero. Se volete anticipare andando col vostro marito, verrò poi a salutarvi e a tenervi compagnia. — Ho pontualmente eseguita la mia esibizione.

Fui a trovarla nel palchetto. Il marito aveva debito d’essere al suo teatro, entrando egli in alcune scene verso la metá della commedia. Rimasi solo colla di lui moglie. M’avvidi tosto della ragione per cui ella aveva avuta la premura di sapere l’ordine e il numero di quel palchetto la mattina. Ella aveva avuta la diligenza amatoria di avvertire il Gratarol che quella sera sarebbe con me all’opera in San Samuele nel tal ordine e nel tal palchetto.

Appena salutata la Ricci e seduto con lei, ho udito aprire il palchetto contiguo al mio e affacciarsi persona. Bellissimi furono i muti tratti infiniti di civetteria e le scamoffie della Ricci verso quella persona, ch’io aveva dietro le spalle e non poteva vedere senza volgere il capo. Non giurerei che in que’ muti attuzzi reciprochi, che durarono per quanto è durata l’opera, non entrasse qualche sberleffo diretto alla mia dabbenaggine. Scòrsi con la coda dell’occhio che la persona che teneva occupata la Ricci negli attuzzi galanti era il signor Gratarol, il quale, avvertito da lei, s’era provveduto di quel palchetto per dimostrarle la sua appassionata attenzione cercando di starle vicino.