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382 memorie inutili

Poco mancò ch’io non dessi in uno scoppio di risa. — Oh, sciocco! — diss’io tra me a me medesimo — per chi mai t’esponi e a qual femmina pretendi di raddrizzare il cervello e di sanare la riputazione! — Tacqui, e mostrando di scorgere accidentalmente il Gratarol, lo salutai con tutta la civiltá, chiedendogli scusa di non avergli ancora restituita la visita che per sua gentilezza m’aveva fatta mentr’ero ammalato, protestando che averei adempito a questo mio debito in un momento da non essergli di disturbo. Egli mi sommerse in un lago di que’ complimenti che lo facevano considerare facondo.

— Altro che scrivere i viglietti da me consigliati! — diceva io nel mio interno. Confesso che nella scena di que’ due palchetti, piú che il cervello leggero, vano e forse riscaldato d’una giovine, condannai la fanciullesca frascheria effemminata del secretario d’un grave senato, eletto residente alla corte di Napoli.

Ricondussi la comare alla sua abitazione senza fare alcun cenno in sul passato.

Le tresche, le dicerie, i lordi giudizi e le mormorazioni, nella compagnia comica e fuori da quella, crescevano; ed io mi lagnava cheto della lunghezza de’ pochi giorni che mancavano al fine di quel carnovale, tenendo sempre a freno la lingua sull’argomento della Ricci e del Gratarol. Quella femmina era contenta di ricevere qualche mia visita, sperando che questa bastasse a coprirla dalla vista in cui s’era posta per vanitá, per capriccio o per altro. Il suo amor proprio e la sua presunzione ambiziosa non le lasciarono mai discernere che i miei tentativi erano soltanto diretti al di lei bene. Ella volle crederli ostinatamente passi d’un appassionato per il di lei gran merito e geloso dell’acquisto ch’ella aveva fatto nelle visite del Gratarol, ed era nel suo borioso animo certissima ch’io non averei giammai la forza d’allontanarmi da lei per sempre e di lasciarla in balía di se medesima, esposta alle vessazioni che le attiravano i suoi capricci.

Giunse finalmente l’ultimo giorno di quel noioso carnovale. Era costume fisso d’ogn’anno che quella ultima sera carnovalesca i principali della truppa comica, con molte altre persone