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58 memorie inutili

matematica e di fortificazione, e mi forní liberalmente di quanto aveva in possesso.

Tra le lezioni del signor Marchiori, i discorsi scolastici che teneva col signor Massimo, Euclide, Archimede e i libri francesi che leggeva sprofondato, nuotava ne’ punti, nelle linee, nelle figure e ne’ calcoli, ed era fornitissimo di quell’entusiasmo alla mia lente faceto, che hanno tutti i studenti di quella scienza.

Non mi ridussi però giammai, come quelli, a tenere per inutilitá e frivolezze gli studi della morale salubre e quelli delle belle lettere ricreatrici e umanizzatrici.

Mi ricordava le buone ragioni per le quali, a’ giorni suoi, Vespasiano imperatore aveva sbanditi i matematici, che s’offerivano a’ suoi grand’edifizi.

Sapeva che una infinitá di vascelli e di grosse navi, parti di questa scienza, perivano miseramente nelle procelle; che cento fortezze capidopera di questa scienza, erano da questa scienza medesima desolate, distrutte e prese; che delle inondazioni rovesciavano continuamente col guasto delle sostanze di mezzo milione di viventi, degli argini costruiti da questa scienza, e che la causa di queste medesime inondazioni rovinose erano state dell’opere industri e mirabili anteriori di questa scienza; che ad onta di questa scienza creatrice le fabbriche sue creature non potevano difendersi da’ terremoti, dagl’incendi, né da’ fulmini, salva ragione a’ conduttori del signor professore Toaldo, che verrá loro fatta non so quando.

Oltre a ciò, siccome era franco nell’aritmetica, senza valermi dell’algebra de’ grand’uomini, faceva de’ conteggi onorati in sui beni, in sui mali, e sugli oggetti superflui che dá questa scienza all’umanitá.

Errava forse nel sommare, ma lasciando da un canto gli oggetti superflui e disutili, trovava la somma de’ mali infinitamente superiore alla somma de’ beni.

M’inorridivano cento e piú mila uomini ammazzati e affogati ingegnosamente nelle battaglie e nelle navigazioni, alle quali questa gran madre prestava tutta la sua dotta assistenza, e mi