Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/11

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parte seconda - capitolo xxiv 5

instancabile nel suo puntiglio di voler espugnare una mia visita, passò ad un altro tentativo piú debile.

Ella mi fece capitare in iscritto delle efficaci lamentazioni, adducendo che il mio servo incontratosi nella sua vecchia serva Paola, le aveva dette delle parole ingiuriose verso di lei, eccetera. Lusingossi forse ch’io mi sarei portato alla sua abitazione per giustificare questa faccenda. Interrogato da me il mio servo, trovai che le parole erano state affatto indifferenti e insignificanti. Non mi sognai di farle visita per questa freddura, e anzi credei bene di non farle nemmeno avere risposta alcuna. Cruccio maggiore contro me.

Bramava la partenza della compagnia e anche quella quaresima mi sembrava eterna, prevedendo sempre di ricevere delle altre molestie da quella femmina, esposta a tutte le impertinenze de’ suoi compagni dopo il mio allontanamento da lei, ridotta rabbiosa contro di me e che non avrebbe confessato il suo torto se fosse caduto il mondo.

Non saprei dire se per un altrui consiglio o consigliata dall’ira e dal cieco puntiglio suo, ella non ha mancato d’un altro imprudente tentativo.

Passata la metá di quella lunga quaresima, trovai nella mia casa un immenso letterone a me diretto. Non conobbi il carattere della soprascritta e perciò l’apersi. Se l’avessi conosciuto l’averei rimandato senza dissigillarlo. Trovai che il vasto e pienissimo foglio era scritto dal marito della Ricci, ch’io conosceva per un uomo assai dabbene e incapace di scrivermi quel cosí fatto letterone pieno di bestialitá, senza essere consigliato, stimolato, obbligato e punto assai.

Le prime righe di quel letterone mi sorpresero e mi divertirono alquanto. Contenevano un altero rimprovero e un’arditissima correzione alla mia persona, adducendo con una scenica temeritá che l’allontanarmi dalla di lui moglie dopo tanti anni della mia amicizia, abbandonandola alle dicerie che la infamavano e alle persecuzioni che l’affliggevano, non era azione da cavaliere. Tutto il resto di quella filastrocca era una tessitura d’argomenti piantati sui sistemi del sfrenato costume del secolo,