Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/281

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lettera confutatoria 275

aveva udita la mia commedia piú d’un anno prima, a tempo innocente, sino al segno ch’io riferisco. Il mio originale, che è lo stesso ch’io lessi a lei e agli amici, lo stesso che ha di mio pugno sin dal novembre 1776 la divisione e assegnazione delle parti agli attori e alle attrici — due delle quali parti furono poi cambiate dalla malizia insidiosa, con un arbitrio inconveniente non so di chi, nel dicembre di quell’anno medesimo, — sta chiuso ora nel mio scrittoio e vi stará sino a tanto che voi scriviate da Stockholm a’ vostri «amici meridionali», onde possano esaminarlo con una accuratezza cancelleresca se vi sieno le «variazioni e le aggiunte ne’ due primi atti», che la vostra debolezza, prestando fede alla voce d’un’attrice, ha raccolto ed ha scritto senza timore d’una mentita.

Sono certo che i vostri «amici meridionali», a’ quali siete in dovere di credere piú che ad una attrice scenica, non troveranno sillaba di «variazione» né d’«aggiunta», e colla testimonianza de’ vostri «amici meridionali» potrò piú autenticamente smentirvi.

Quanto alla lettura della commedia da me fatta a tutta la compagnia nel novembre 1776, chi mai fu quella lingua che v’ha infinocchiato a segno di farvi scrivere nella stessa pagina 23 della vostra venerabile Narrazione: «Seppi che il medesimo autore nel leggerla aveva data una certa forza ad alcuni passi, la quale piú dello scrittore spiegava la intenzione di chi scrisse, e che egli stesso verso la prediletta attrice sua comare in cenni d’amaro scherzo ed equivoco avea, per cosí dire, fatto pompa di sue vendette, rimarcando a lei ora un carattere ed ora un altro, e interrogandola se le paresse che un tale rassomigliasse a lui stesso, se in un altro non ci trovava niente di se medesima, e se le pareva che un terzo sotto nome di don Adone avesse somiglianza con altri»?

Che miserabile impasto di sciocche invenzioni! Voglio credere l’attrice con me collerica e che da un anno aveva io abbandonata alla di lei e alla vostra direzione, la relatrice della filza di tante scipite menzogne, che un grave ministro di Stato non ebbe vergogna di ascoltare e di scrivere col suo «seppi».