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A UN ABETE
Tragico abete, vivi?
E ancor dall’erma rupe
Signoreggi le cupe
Forre e i cadenti clivi?
Vivi, stancando il nerbo
De’ venti, irsuto e frusto,
Tutto una piaga il fusto,
Ma diritto e superbo?
Se le folgori accese
Che ti morsero il tronco
T’han di più rami cionco,
Nessuna al suol ti stese.
Quale ti vidi un giorno,
Tale allo sguardo mio
Riappari. Non io
Quale allor fui qui torno.