Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/195

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168 L* oggetto// vien preposto a una coosooante ii^ pre- ferenza di lò% benché non sia regola assoluta, ma più tosto leggiadria. Se la negazione precede //, si giungono le due particelle in una, e in luogo di non il^ si fa nol il die vede* ai nel 2. esempio* In vece di vi ilj per la regola data nei no- mi personali, si fa s^e il; e di questo troncando V 1 , ne ri* solta la forma i^el del terzo esempio* Li^ per dativo singo«  lare quale è quello del quarto esempio, è meno in uso che gli. Li^ oggetto plurale si adopera quando v’è giunto il da- tivo gli; il che fa, come vedremo, glieli. L’ adoperare gli per lo dativo femminino, come spesso fa il Gelli, è uno er- rore che si dovrebbe sfuggire per amor della chiarezza , e della regolarità del discorso. Non credo se ne truovi esem- pio in alcuno dei Tre. Se^pi che tosto che V anima trade^ come fec io% il corpo suo Gir è tolto* Questo esempio di Dante non fa forza , perchè qui il nome anima comprende ambo i generi* Se voi il porrete ben mente nel viso^ egli è ancora mezzo ebbro. B. Qui, a dar ragione di questo il og- getto, in luogo di gli dativo , bisogna dire che por mente aia usato nel senso di considerare. I * Maravigliossi forte Tedaldo che alcuno in tanto il somigliasse^ che fosse creduto Lai B. a. Ciò che non è i£i già per antica usanza odia e disprezzati? • 3* Credendo che io fossi TE^ mi ha con un bastone tutto rotto* B. Io non so intendere per qnal cagione si abbiano i gram- matici data tanta briga di discutere queste che essi chiamano irregolarità; perciò che a me pare la cosa regolarissima,cioè che si dica /la, /ei, e te, ne* tre esempj, è non egli^ ella , e tu; il verbo essere non potendo essere governato nella stes- sa proposizione da due persone, per esempio da io e da tu^ I