Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/215

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i88 Per quanto m* abbian detto anche i più dotti nella lin- gua che mi guardi dal condannare F onde fu estinta del Perticarli io confermo quei che già dissi nel manifesto » e aggiungo maraviglia a maraviglia quanto più esamino il suo stile, che mi riesce assai dubbio^ cornei* Alfieri dice di quel-* lo de* tempi suoi. Ecco un altro suo esempio, la seconda par* te del quale condanna la prima: Che se Dante fosse stato greco 9 non avrebbe usata la lingua comune per dis^rso modo da quello onde Omero la usò; e se Omero fòsse sta^ to italiano^ F avrebbe certamente potuta usare nel solo mo^ do con cui la usò Dante. Come sia giusta V espressione usa^ re per modo o con modo mi riserbo a determinarlo nel ca- pitolo delle preposizioni; per ora dichiaro, che rispetto al«  Vonde^ bisognava dire in diì^erso modo da quello che^ sot- tintendendo //i ; e in quanto ali* espressione nel solo modo con ceavOii conviene avvertire, chei congiuntivi che^ quale^ cuif per la natura loro di conginngere , quando il nome che riflettono porta una preposizione ^ e li due membri della proposizione hanno il medesimo verbo, essi congiuntivi uni* scono la precedente idea con la sqiuente , e la ripetono ; si che non si deve mutare la preposizione; come si può vede* re. in tutte quelle anàlisi di che della pag* 1 49* «? ^i certi moderni „ mi scriveva un letterato il quale nelle proprie o* pere mostra essere in pieno possesso del vero stile „ a vo- ler notare le improprietàyi modi failsi^ e gli errori, io ispe» de nel Monti, manchereUie il tempo. „ Io al primo credet- ti questa opinione alquanto iperbolica (i) ; ma ora còmin* ciò a dubitare che codi non sia , pMcbò vedo che ed egli e (i) Dal greco iperMej^ composto 4i jrper. «opra» e boU Urob cioè txat* re al di U del segno^ onde fGC€d$r$»