Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/242

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ai5 scerne in Pietro onora se non sia così evidente in queste al«  tre espressioni; il che viene dalfessere in queste Tagente del verbo rappresentato da una cosa, e in quella da una persona, A tal riguardo mi converrà avvertire chi legge , che nella costruzione d* una lingua , purché rimanga , per analogia , pur un filo tra Tuna idea e V altra» si passa di quella in que- sta, e di questa in altra, infino a tanto che, se si guarda in- dietro, il principio non corrisponde più col fine come già due Tolte s’ è dimostrato. Però volli rimontare alf origine per trovare Tidea compresa in queste espressioni; che la prima significazione del si passivo più non si conosce presentemeiH te. Rispetto ai citati esempj vuoisi inoltre notare i. che Tul- tima transizione passiva non può aver luogo se non nella terza persoDa;potendosi ben dire noi siamo assaliti , tu sei il più desiderato^ ma non far uso del si con la prima o se- conda persona, per la medesima proprietà del pronome si ài rappresent-are solamente la terza persona; 2. che, in que^ ste transizioni , Toggetto che si è cambiato in reggente del verbo è, in tutte, una cosa, e non una persona; che di rado si fa uso del si passivo, quando si tratta d* una persona, per esempio, aspettan lui; la forma passiva in tal caso è egli è aspettato; 3. che nelle transizioni la persona onde procede razione si sottintende. Quanto alla guerra che mi facesse tornare in quelli sospetti né* quali sì era pochi dì sono ecc* M. In questo esempio del Macchiavello la passiva parti- cella si è male adoperata; e sarà sempre qualunque volta il verbo stia per principale, non per ausiliario di un partici- pio, come in quest*altro del Boccaccio: Ma poi cfie^ passa" ta nona^ lavato si fu% e il viso con la fresca acqua rinfresca’-