Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/274

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347 Egli è questo reo uomo^ il quòte mi toma ebbro la se^ ra a casa^ o s*addortnenta per le taverne. B* II luogo in cui unos*addoraientasi suole accennare con la preposizione in ma in queato caso, col far uso di per f il dicitore esprime il passaggio dell* atto della mente per le diverse taverne frequentate dal taverniere, per le quali la conduce. Il Davaneati in Tacito, dopo ayer detto di Grispo Sa« lustio eh* era uomo’ di gran negozii, soggiunge: E per fare t addormentato e il freddo^ di cotanto più viw. Questo />er fare qui ha il senso di con tutto che facesse^ ed è leggiadro modo toscano. L’analisi del concetto Spassando la sua pi¥acitàper la sinuilazione di fare ecc. Considerate daper 90i^ se ^i cquduces^ate M«che ne seguia. F. G>me abbiam già dimostrato, l’idea intesa nella e«* spressione considerate da voi è: la conjsiderazione muova da voi. Ora, aggiungendovi anche /i&r, vi sidk maggior forza, a cagione deli* altra idea che questa preposizione accenna; cioè e passi per voi solo. Ma vediamo oramai, con uno esempio, a che conduce questo nostro si sottil ragionare del^ Tufficio che fanno le preposizioni. Un giovane studiante mio scolare avendomi scritto in ona lettera queste parole: Molte cose nC erano cadute in mente per dare a voi una testimonianza della mia amicizia^ io gli dissi ehe in questa sua proposizione io avrei detto più tosto di dare cheper dare. Al che egli non rimanendo pago, mi fece intendere che a sciente egli aveva fatto uso di per a dinotar cagione. Scorsi io allora la sua vera intenzione ^ e aggiunsi che in tal caso si voleva esprimere nella prima