Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/382

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N.
l primo di questi esempj è sottinteso sarebbe avan->

’^ li ad andatosene^ e Del secondo avendo a mandatoti e forse "^ il secondo esempio starebbe meglio così: E^ {tenuto il tem^^ pò delle pattos^ite nozze d Efigenia^ e il marito avendo man^ ^■’ dato per lei; sì che non paia più che essendo serva per ambedue que* participi* Io]mi credeva, in vero, che non si pò» ^- tesse fare quel che fa il Boccaccio in questi due esempj; > cioè, di sottintendere Tausiltario a un secondo participio, - compreso nella medesima proposizione; e di porlo al pri* ); mo, quando non possa servire a tutti due; ma pur questi •- esempj mi piacciono; e quel laconico e risoluto andatosene - è ben espressivo di quel che dice, per la ellissi di sarebbe*. La* Angeloni, uno de* primi ristoratori della lingua classica « alla quale avrebbe assai più giovato se, come in modo ge^ aerale accennai nella Introduzione, non si fosse quasi ìnge: guato di recare il purismo in dispetto, con inGorare il suo ^ stile dei vocaboli più strambi che si trovino nella Crusca; egli, il quale tre anni sono io vedeva ancor trottare per le vie di Londra, ben fermo in su le |gambe, sebbene avesse già varcalo, s*io non erro, Tottantesimo anno, mi garrì dell’aver io voluto correggere il Boccaccio dove dice, G* vii*

N.
8. Non ti diedi io di molte busse è tagliarti i capelli? e

mi fece ravvedere dello sbaglio ch^ io aveva preso; però che io aveva creduto quel tagliati participio; laddove egli è un composto dì tagliai ti^ tolta lai. Onde io, riconosciuto Terror mio, benchè TAngeloni mei dicesse, anzi me Io scrivesse, in modo ostile e ingiurioso, io dichiaro qui quello che aYrei, togliendo Tesempio, potvto celare; perchè vo* che si sappia, che, chiunque mi faccia ravvedere di uno errore, se mei dice con cortesia, io ne I9 ringrazio, se scortesemente,