Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/495

Da Wikisource.

468 chi che compiaogevano la general scioperaggine e incuranza; anzi molti direbbero qui i;/ faccio risoxn^enire, sempre accattando da* Francesi* Elegante è la ellissi del per tra che e cosa; e questa bella espressione ancora, per cosa eh* io vi dica^ trovavasi forse nello stile bastardo? Alberto conobbe incontanente che costei sentia dello scemo. Anche il bello incontanente vi saria forse chi 1 dicesse antico tra quei che non leggono. Nella elegante locuzione sentir dello scemOf sentire ha forza di mandar sentore, odore. Le sue s^ituperose opere a tanto il recarono che, ncn che la bugia^ ma la verità non era in Imola chi gli credesse. Come già dissi altrove, Tidiotismo non che non era già atato abbandonato, ma stravolto in contrario senso da quello a che era inteso; e chi più Tintendeva fra la turba? Torna a carte 3io se la memoria non tei ricorda. Ma un’altra cosa mi convien ricordare, che, con ciò sia che questa scoogiunzione (che cosi s’avrebbe a chiamare) sia sempre preceduta da un altro che^ vi vuol dilicatezza in leggerete non dire che non che tutto insieme, nè manco fermarsi al secondo cAe, quando pur si faccia pausa dopo il primo; ma le due voci non che s* hanno a pronunziare insieme conia bugia ^ così: che. • • non che la bugia, mettendo una egaal distribuzione di voce ma breve intra m>/i, cAe, e la bugiai si che paia una sola parola con l’accento sopra già; e in questo modo si farà vedere che si senta il senso della espressione. Se con egual dilicatezza si pronunzierà la tanto risa congiunzione che ora qui io ho adoperato, con ciò sia che^ non moverà piili le risa come faceva. Mettiamo che anche a