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1930: (miscellanea) 395 § (134). Piero Pieri, Il Regno di Napoli dal luglio 1799 al marzo 1806, Napoli, Ricciardi, 1928, pp. 314, L. 25. Studia la politica borbonica dopo la prima restaurazione e le cause del suo crollo nel 1806, avvenuto pur non essendoci all’interno nessuna forza contraria attiva e mentre l’esercito francese era ancora lontano. Studia il difficile regime delle classi nel Mezzogiorno e il nascere del pensiero liberale che sostituiva il vecchio giacobinismo del 1799. Deve essere molto interessante. Per capire l’orientamento delle classi nel Mezzogiorno deve essere interessante anche il libro di A. Zazo, L'istruzione pubblica e \ privata 67 bis nel Napoletano (1767-1860), Città di Castello, «Il Solco», 1927, pp. 328, L. 15. (Lo squilibrio tra istruzione pubblica e privata si è determinato dopo il 1821: le scuole private fioriscono, mentre l’opera statale decade: si forma così un’aristocrazia della cultura in un deserto popolare, il distacco tra classe colta e popolo aumenta. Questo argomento mi pare da svolgere) *. Cfr Quaderno 19 (x), pp. 130*31. § (135). Storia e Antistoria. Dalla recensione di Mario Missiroli (ics, gennaio 1929) del libro di Tilgher Saggi di Etica e di Filosofia del Diritto, Torino, Bocca, 1928, in 8°, pp. xiv-218, appare che la tesi fondamentale dell’opuscolet- to Storia e Antistoria1 ha una grande portata nel sistema ( ! ) filosofico del Tilgher. Scrive il Missiroli: «Si è detto, e non a torto, che l’idealismo italiano, che fa capo al Croce ed a Gentile, si risolve in un puro fenomenismo. Non v’è posto per la personalità. Contro questa tendenza reagisce vivacemente Adriano Tilgher con questo volume. Risalendo alla tradizione della filosofia classica, particolarmente a Fichte, Tilgher ribadisce con grande vigore la dottrina della libertà e del “dover essere”. Dove non c’è libertà di scelta, c’è “natura”. Impossibile sottrarsi al fatalismo. La vita e la storia perdono ogni senso e nessuna risposta ottengono gli eterni interrogativi della coscienza. Senza riferirsi ad un quid che trascenda la realtà empirica, non si può parlare di moralità, di bene e di male. Vecchia tesi. L’originalità di Tilgher consiste nell’aver esteso per primo questa esigenza alla logica. Il “dover essere” è necessario alla logica non meno che alla morale. Di qui l’indissolubilità della logica e della morale che i vecchi trattatisti amavano tenere distinte. Posta la li-