Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, I.djvu/614

Da Wikisource.

miscellanea) 607 nalità» fu voluta dai nostri più avveduti uomini politici, caldeggiata con pronto intuito dai maggiori giornali dell’interventismo, adottata [spontaneamente] dal governo italiano. È vero che G. S. scrive che questa politica si precisava sin d’allora «nei suoi veri termini», cioè favorevole special- mente all’Italia, ma non è neppure vero in questo senso ristretto, perché la politica delle nazionalità si « impose» solo dopo l’ottobre 1917. Ora G. S. si lamenta che Benes nei suoi Souvenirs de guerre et de révolution (Ernest Leroux, Parigi) attenui i ricordi dell’amicizia «bellica» e giunga alla conclusione che tutti i guai dell’Italia durante e dopo la guerra siano da attribuirsi alla mancanza di chiarezza e di decisione della politica di guerra del paese. § (74). Funzione cosmopolitica degli intellettuali italiani. Alto medioevo (fase culturale | dell'avvento del Medio-'3 JCatino). Confrontare la Storia della letteratura latina cristiana di A. G. Amatucci (Bari, Laterza). A pp. 343-44 l’Amatucci scrivendo di Cassiodoro dice: «... senza scoprirvi nulla, ché non era talento da far scoperte, ma dando uno sguardo al passato, in mezzo a cui ergevasi gigantesca la figura di Gerolamo», Cassiodoro «affermò che la cultura classica, la quale per lui voleva dire cultura romana, doveva essere il fondamento di quella sacra, e questa avrebbe dovuto acquistarsi in pubbliche scuole». Papa Agapito (535-36) avrebbe attuato questo programma se non ne avesse avuto impedimento dalle guerre e dalle lotte di fazione che devastavano l’Italia. Cassiodoro fece conoscere questo programma nei due libri di Institutiones e lo attuò nel « Vivarium », il cenobio da lui fondato presso Squillace. Un altro punto da studiare è l’importanza avuta dal monacheSimo nella creazione del feudalesimo. Nel suo volume S. Benedetto e l'Italia del suo tempo (Laterza, Bari, a pp. 170-71) Luigi Salvatorelli scrive: «Una comunità, e per giunta una comunità religiosa, guidata dallo spirito benedettino, era un padrone assai più umano del proprietario singolo, col suo egoismo personale, il suo orgoglio di casta, le tradizioni di abusi secolari. E il prestigio del monastero,