Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/499

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lI74 QUADERNO 9 (Xiv) cani si erano specializzati nella storia « libellistica », sfruttando ogni opera storica che ricostruisse scientificamente gli avvenimenti del Risorgimento e perciò ne conseguì una limitazione delle ricerche e un prolungarsi delle storie apologetiche e rettoriche, la impossibilità di sfruttare gli archivi ecc., tutta la meschinità della storiografia del Risorgimento quando la si paragona a quella della Rivoluzione francese. Oggi le preoccupazioni monarchiche e separatiste si sono andate assottigliando, ma sono cresciute quelle vaticanesche e clericali. Una gran parte degli attacchi alla Storia dell’Europa del Croce sono evidentemente dì questa origine. Nel Ventesimo Congresso sono stati trattati argomenti molto in- 83 teressanti per | questa rubrica. Pietro Silva: Il problema italiano nella diplomazia europea del xviu secolo. Cosi il Volpe riassume lo studio del Silva: «Il xvm secolo vuol dire influenza di grandi potenze in Italia, ma anche loro contrasti: e perciò, progressiva diminuzione del dominio diretto straniero e sviluppo di due forti organismi statali a nord e a sud. Col trattato di Aranjuez tra Francia e Spagna, 1752, e subito dopo, col ravvicinamento Austria-Francia, si inizia una stasi di quarantanni per i due regni, pur con molti sforzi di rompere il cerchio Austro-francese, tentando approcci con Prussia, Inghilterra, Russia. Ma il quarantennio segna anche lo sviluppo di quelle forze autonome che, con la Rivoluzione e con la rottura del sistema austrofrancese, scenderanno in campo per una soluzione in senso nazionale ed unitario del problema italiano. Ed ecco le riforme ed i principi riformatori, oggetto, gli ultimi tempi, di molti studi, per il regno di Napoli e di Sicilia, per la Toscana, Parma e Piacenza, Lombardia »6. Carlo Morandi: Le riforme settecentesche net risultati della recente storiografia, ha studiato la posizione delle riforme italiane nel quadro del riformismo europeo, e il rapporto tra riforme e Risorgimento1. Per il rapporto tra Rivoluzione francese e Risorgimento il Volpe scrive: «È innegabile che la Rivoluzione (francese), vuoi come ideologie, vuoi come passioni ( ! ), vuoi come forza armata, vuoi come Napoleone, immette elementi nuovi nel flusso in movimento della vita italiana. Non meno innegabile che l’Italia del Risorgimento, organismo vivo, assimilando l’assimilabile di quel che veniva dal di fuori e che, in quanto idee, era un po’ anche rielaborazione altrui di ciò che già si era elaborato in Italia, reagisce, insieme, ad esso, lo elimina e lo integra, in ogni modo lo supera. Essa ha tradizioni proprie, mentalità propria, problemi propri, soluzioni proprie: che son poi la vera e profonda radice, la vera caratteristica del Risorgimento, costituiscono la sua sostanziale continuità con l’età precedente, lo rendono capace alla sua volta di esercitare anche esso una sua azione su altri paesi: nel modo come tali azioni si possono, non miracolisticamente ma storicamente, esercitare, entro il cerchio di popoli vicini e affini »8. Queste osservazioni del Volpe non sono esatte: come si può par- bis lare di «tradizioni, mentalità, problelmi, soluzioni» propri dell’Italia? O almeno, cosa significa? Le tradizioni, la mentalità, i problemi, le soluzioni erano molteplici, contraddittori e non erano visti unita-