Pagina:Grew - Lo sviluppo di un pianeta, 1914.djvu/19

Da Wikisource.

La formazione di sistemi solari 3

un’altra apparizione. Essa è quella di un certo numero di linee brillanti, le quali per le posizioni che esse occupano danno una informazione sicura circa alla natura ed ai costituenti del gaz. Questo spettro di linee brillanti è detto spettro discontinuo.

Parecchie tra le nebulose del cielo, e qualcuna di quelle maggiori di tutte, danno all’osservazione null’altro che questi spettri di linee brillanti. Le posizioni di queste linee brillanti significano apparentemente che i gaz incandescenti che le producono sono idrogeno, elio, ed un elemento sconosciuto sulla terra, e denominato, per una ragione evidentissima, nebulio. Queste nebulose sono immense, ma senza forma; e, salvochè per i due elementi che noi abbiamo detto, appaiono avere poco di comune cogli elementi del nostro sistema solare. Sono questi i germi non fertilizzati di sistemi ancora non nati? Egli è caratteristico del decadere di teorie, come le cognizioni progrediscono, che può esser data a quella quistione una risposta meno recisa di quella che sarebbe stata emessa senza esitazione da una generazione antecedente a questa, ossia mezzo secolo fa. La nebulosa immensa e senza forma aveva un posto distinto nella teoria nota ad ognuno come l’ipotesi nebulare di Laplace.

Laplace ha fatto risalire l’origine del sistema solare alla nebula o nuvola di gaz rarefatti aggregati attorno ad una condensazione che doveva poi in definitiva formare il Sole. La difficoltà preliminare che i costituenti gazosi di tali nebulose primarie, quali son note alla nostra osservazione, sono in numero molto minore di quanto siano i costituenti riconosciuti del sistema solare, può essere sormontata collo stabilire come postulato un processo di evoluzione tra gli elementi stessi. Gli elementi sono stati raggruppati dai chimici in certi ordini simili ai piuoli d’una scala. Quindi un gruppo di elementi può avere le stesse qualità generali, una certa