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La formazione di sistemi solari 5


Per ritornare, ciò non ostante, alle nebulose ipotetiche di Laplace.

L’intiero complesso ne andava rotando lentamente attorno ad un asse attraversante il suo centro, e, sotto le influenze combinate di rotazione e di attrazione mutua delle particelle del gaz, esso ha assunto una forma globulare leggermente schiacciata ai poli. La nebulosa deve essersi raffreddata gradualmente per l’irradiazione del suo calore nello spazio, e per tal modo questo fece si che il gaz necessariamente dovesse aver perduto alquanto del suo slancio o della sua elasticità, permettendo quindi un grado maggiore di condensazione. Ma come avvenne questa contrazione tosto ne seguirono due risultati. Dapprima la condensazione centrale divenne più calda; e, secondariamente, la velocità di rotazione divenne più rapida. La rotazione accelerata condusse ad un aumento nella grandezza di schiacciamento polare, e, nel corso di milioni di anni la nebulosa, diventando sempre di più in più schiacciata, assunse la forma di una lente biconvessa o quella di un disco più spesso nel mezzo che verso l’orlo.

Le difficoltà si moltiplicano, tuttavia, se, tenendo dietro alla carriera di una nebulosa gazosa rotante, vien fatto un tentativo per metterla d’accordo colle forme e coi moti di un sistema solare. Laplace prosegui col supporre che le nebulose divenissero cotanto appiattite che esse non avrebbero potuto sussistere come una «lastra» di gaz1 e che un anello di materia si sarebbe staccato dalla massa ed avrebbe girato attorno ad essa.

Egli è possibile che gli anelli del pianeta Saturno

  1. Non v’ha parola italiana che corrisponda precisamente al concetto di un corpo estremamente vasto e d’una sottigliezza estrema, pur essendo di tenuissima densità. Lastra e lamina sono propriamente corpi solidi. Strato sarebbe più conveniente, ma indica un’origine ben diversa.

    (Nota del traduttore).

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