Pagina:Grew - Lo sviluppo di un pianeta, 1914.djvu/452

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42Ó Lo sviluppo di un pianeta Assumendo il modo di vedere del Sig. Rutot, quale rappresentante della eterodossia moderna, si deve osservare che, se fosse ammessa la tesi del Rutot, della scoperta delle traccie dell’uomo per mezzo della coltura Eolitica, durante tutti i lunghi periodi del Pliocene e del Miocene, e persino del periodo Oligocene, dietro agli estimi del Prof. Sollas, contrastati peraltro dal Rutot, l’antichità dell’uomo dovrebbe essere riportata a più di 3.000.000 di anni addietro. L’opinione più usualmente accetta si è che l’uomo abbia fatta la sua prima comparsa in una forma definitivamente umana circa al principio del periodo Pleistocenico; ma vi sono pure di quelli che riferiscono la di lui evoluzione ad un periodo molto anteriore della storia geologica. Qualunque sia il periodo addottato, esso .deve essere lungo abbastanza per concedere al genere umano il tempo necessario per esser distribuito sulla Terra, e differenziato quale esso dimostrasi oggidì nel mondo. Ove si accogliesse l’opinione che l’indigeno dell’Australia sia la forma la più prossima all’antenato comune del genere umano, ci si potrebbe forse formare un qualche concetto della lunghezza di tempo, che sarebbe richiesta per produrre l’Africano e l’Europeo dal ceppo comune ? L’evoluzione dell’uomo ha proceduto a tardo passo; e, fossero pure i Britanni primitivi per tornare tra di noi in abiti moderni, essi passerebbero inosservati quali nostri concittadini. L’opinione del Prof. Keith si è che 400.000 anni non sarebbero quindi più che sufficienti per produrre quel cambiamento. E’ pur possibile che l’evoluzione del corpo umano non sia stata una storia di lento, continuo, quasi impercettibile cambiamento ; ma che essa sia stata invece una storia di sforzi alternati con periodi di riposo. La natura sembra avere a sua disposizione i mezzi per eseguire dei cambiamenti rapidi ; ma quando si esamina la storia trascorsa dell’uomo, e si notano i cambiamenti ai quali egli è