Pagina:Grew - Lo sviluppo di un pianeta, 1914.djvu/453

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Appendice C 427 presentemente soggetto, non si trovano dei segni evidenti che la natura siasi giammai appigliata a tali mezzi repentini. Evidenza fornita dai primati. Vi è un’altra via di approccio al problema dell’antichità dell’uomo. L’uomo non è stato il solo a stare in posizione eretta, ma esso ha avuto dei parenti lontani ed alquanto disprezzati — le grandi scimmie antropoidi. Vi sono molte rassomiglianze, cosi intime e così peculiari, che esse possono soltanto essere spiegate col supporre che l’uomo ed i grandi antropoidi abbiano avuto un antenato comune ad un certo stadio della storia della Terra. Le scimmie del Nuovo Mondo sono le più prossime al ceppo originale, dal quale sono provenuti i più alti primati, ed è attraverso una tale linea genealogica che l’uomo è salito al presente suo stato. La scoperta fatta dal Dott. Max Schlosser, nel 1910, nell’antichissima formazione Oligocenica di Fayum (Egitto) dei denti e delle mandibole di tre primati, ha provato che ad una data primitiva un animale, che era sorto dal medesimo ceppo che ha dato origine all’uomo, era già in esistenza. Da ogni punto di vista è probabile che il ceppo umano sia divenuto differenziato al tempo stesso in cui lo divennero i grandi antropoidi. Si ha quindi ragione di ritenere che una forma molto primitiva dell’uomo possa essere venuta ad esistere durante il periodo Miocenico, oppure, al più tardi almeno durante la prima parte del Pliocene. Nell’Inghilterra vi sono indizi di un tipo moderno di uomo almeno altrettanto addietro come la metà del periodo Pleistocenico; però, se il Sig Reid Moir ed egli stesso (cioè il Prof. Keith) avessero ragione nel ritenere gli avanzi umani ritrovati ad Ipswich come giacenti sopra un letto intatto di argilla con ciot-