Pagina:Grew - Lo sviluppo di un pianeta, 1914.djvu/49

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L’origine dei satelliti 3i Oppure viaggerà il pianeta minore in tal modo da far ritorno alla di lui orbita perpetua, intersecandola ripetutamente, ma sempre conservandosi in prossimità di quella? Se il più debole allontanamento dal rigoroso percorso inevitabilmente aumenta coll’andar del tempo, noi diciamo l’orbita instabile; se, d’altra parte, l’allontanamento soltanto conduce ad un leggero ondeggiamento nel tracciato descritto, l’orbita è stabile. Quindi noi giungiamo ad un’altra distinzione. Vi sono orbiti perpetue, ma alcune di esse, anzi per verità la massima parte di esse, sono instabili e quelle non offrono un corso immortale per una pietra meteorica. Vi sono altre orbite perpetue che sono stabili 0 persistenti. Quelle instabili, nella frase di Sir G. H. Darwin, sono quelle che soccombono nella lotta per la vita. Quelle stabili sono le specie che si sono adattate al loro proprio ambiente circostante. Finalmente : dato un sistema di un sole e di un grande pianeta, insieme con uno sciame di piccoli corpi muoventisi in tutte le sorta di direzioni, il sole ed il pianeta si svilupperanno per accrezione, gradatamente spazzandosi via la polvere ed i frammenti del sistema, e vi sopravviverà un certo numero di piccoli pianeti e di satelliti moventisi in alcuni percorsi definiti. Al fine noi avremo un sistema planetario regolare, nel quale le varie orbiti saranno aggiustate secondo leggi definite, se pur non conosciute. Se noi potessimo trattare il nostro sistema solare come un teorema matematico esatto, in cui tutte le quantità fossero note, Sir G. H. Darwin crede che noi dovremmo trovare che le orbiti dei pianeti esistenti e dei loro satelliti sarebbero annoverate tra le orbiti stabili perpetue.