Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/119

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Corisca. Dunque tu non mel credi?

Mirtillo. S’io tei credessi, certo
mi vedresti morire; e, s’egli è vero,
i’ vo’ morire or ora.
Corisca. Vivi, meschino, vivi;
sèrbati a la vendetta.
Mirtillo. Ma non tei credo e so che non è vero.
Corisca. Ancor non credi, e pur cercando vai
ch’io dica quel che d’ascoltar ti duole.
Vedi tu lá quell’antro?
quello è fido custode
de la fé, de l’onor de la tua donna.
Quivi di te si ride,
quivi con le tue pene
si condiscon le gioie
del fortunato tuo lieto rivale.
Quivi, per dirti in somma,
molto sovente suole
la tua fida Amarilli
a rozzo pastorei recarsi in braccio.
Or va’, piagni e sospira; or serva fede:
tu n’hai cotal mercede.
Mirtillo. Oimè! Corisca, dunque
il ver mi narri e pur convien che il creda?
Corisca. Quanto piú vai cercando,
tanto peggio udirai
e peggio troverai.
Mirtillo. E l’hai veduto tu, Corisca? ahi lasso!
Corisca. Non pur l’ho vedut’io,
ma tu ancor il potrai
per te stesso vedere, ed oggi a punto,
ch’oggi l’ordine è dato, e questa è l’ora.
Talché, se tu t’ascondi
tra qualcuna di queste
fratte vicine, la vedrai tu stesso
scender ne l’antro ed indi a poco il vago.
G. B. Guarini. 8