Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/201

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Carino. O infelice vecchio!

come il lume maggiore
la minor luce abbaglia,
cosi il dolor, che del tuo male i’ sento,
il mio dolore ha spento.
Certo se’ tu d’ogni pietá ben degno.

SCENA SESTA

Tirenio, Montano, Carino.

Tirenio. Affréttati, mio figlio,

ma con sicuro passo,
si eh’i’possa seguirti e non inciampi,
per questo dirupato e torto calle,
col piè cadente, e cieco.
Occhio se’ tu di lui, come son io
occhio de la tua mente.
E, quando sarai giunto
innanzi al sacerdote, ivi ti ferma.
Montano. Ma non è quel che colá veggio il nostro
venerando Tirenio,
eh’è cieco in terra e tutto vede in cielo?
Qualche gran cosa il move,
cbé da molt’anni in qua non s’è veduto
fuor de la sacra cella.
Carino. Piaccia a l’alta bontá de’ sommi dèi
che per te lieto ed opportuno giunga.
Montano. Che novitá vegg’ io, padre Tirenio?
Tu fuor del tempio? ove ne vai? che porti?
Tirenio. A te solo ne vengo,
e nuove cose porto e nuove cerco.
Montano. Come teco non è l’ordine sacro?
che tarda? ancor non torna
con la purgata vittima e col resto,
ch’a l’interrotto sacrificio manca?