Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/202

Da Wikisource.
Tirenio. Oh, quanto spesso giova

la cecitá degli occhi al veder molto,
ch’allor, non traviata
l’anima ed in se stessa
tutta raccolta, suole
aprir nel cieco senso occhi lincèi!
Non bisogna, Montano,
passar si leggermente alcuni gravi
non aspettati casi,
che tra l’opere umane han del divino.
Però che i sommi dèi
non conversano in terra
né favellan con gli uomini mortali,
ma tutto quel di grande o di stupendo,
ch’ai cieco caso il cieco volgo ascrive,
altro non è che favellar celeste.
Cosi parlan tra noi gli eterni numi,
queste son le lor voci,
mute a l’orecchie e risonanti al core
di chi le ’ntende. Oh, quattro volte e sei
fortunato colui che ben le ’ntende!
Stava giá per condur l’ordine sacro,
come tu comandasti, il buon Nicandro;
ma il ritenn’io per accidente nuovo
nel tempio occorso. Ed è ben tal, che, mentre
vo con quello accoppiandolo, che quasi
in un medesmo tempo
è oggi a te incontrato,
un non so che d’insolito e confuso
tra speranza e timor tutto m’ingombra,
che non intendo, e quanto men l’intendo,
tanto maggior concetto,
o buono o rio, ne prendo.
Montano. Quel, che tu non intendi,
troppo intend’io miseramente e ’l provo.
Ma dimmi : a te, che puoi