Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/293

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E qui, col chiuder della favola, si chiuda ancora il nostro discorso, nel quale è stato mio principale oggetto di giovare a coloro che in poesia drammatica spendono il lor talento, acciocché veggano che cotesto non è poema da porvi mano senza aver prima molto bene considerate le tante difficoltá che s’incontrano, se pure a grado d’eccellenza (ch’ogni poeta do- vrebbe sola volere, o non esser poeta), bramano di condursi. Fra le quali non è niuna piú malagevole che ’l fare scelta di buona favola. Senza questa, ed è vero, se tutte l’altre parti fossero gioie, sarebbono ben esse estimate belle, ma non sarebbono giá quel tutto né quell’opera bella, se buona favola non avesse. E di loro interviene come del vino dolce, ma insipido e senza nervo: per un bicchiere s’induce l’uomo a gustarne, ma piú oltre non se ne cura; o come di femmina, che abbia un bel visetto tutto lisciato, e nel rimanente poi vizza, languida e dissipita: terrá bene un poco con quelle sue vaghezze gli occhi ile’ riguardanti, ma, dalla prima volta in fuori, come cosa di poco gusto, non è stimata. Piace nel primo aspetto un vago discorso, una bella scena fiorita di vivezze; ma, s’ella non è ramo di buona pianta, Tesser fronzuta poco le gioverá. Se di buon padre non è figliuola, sará piú tosto bella per egloga se- parata che per parte, che faccia bello il suo tutto e bello quel poema di cui è scena. La favola insomma è, come disse il Maestro, T«anima del poema»; questa è ’l centro, questa è ’l nervo, questa è la base. Da questa nascono le vaghezze non affettate, non mendicate, non vane. Questa è quella che fa legittimi gli episodi, buono il costume, efficace l’affetto, natu- rale il decoro, grande il mirabile e mirabile il verisimile. Dal- l’artifizio di questa vien finalmente quella cara catena, che lega l’animo non solo di chi vede e ascolta, ma, quello che stima tanto Aristotile, di chi legge; quell’occulto diletto che inebria l’ascoltatore e ’l lettore e noi sazia mai, di maniera che sempre piú volentieri non torni a leggere e ascoltare, e non gli paia di trovar sempre nuove bellezze; miracoli si bene delle belle parole, ma unite con bella favola, che fa parer si care e si belle quelle parole; e finalmente miracoli che son