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Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/303

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capitolo viii. 281


che potete far tesoro delle parole del difensore della legge.

Lo so, a me verrà taccia d’incauto per avere invocato la testimonianza di donne ormai tocche dal fiato malefico del tempo, ma a voi quale e quanto non lontano rimorso? Certo non i miei, ma i vostri nemici mi riprenderanno, dicendo che io doveva sapere come le sacre carte parlino bensì di angioli, di angiolesse non mai; e che se angiolesse ci fossero volerebbero non con ali di colomba, bensì di pipistrello. Voi salutano fiori, e fiori siete; ma fra questi vi hanno le rose, delizia della gioventù innamorata, ed i giacinti, fiori da morto, fregio di cataletto... andate contente se potete, con le vostre parole voi avete intrecciato la ghirlanda sopra la bara di Felicina. Che colpa fu la sua, se a lei, più che a voi, sorrise la natura? Se in lei più che in voi infusero i cieli senso del bello? Avete mai considerato se fu maggiore in Felicina la virtù di vincere i cuori, o la screanza in voi per allontanarli? So come affermate non li serbava per sè, è segno certo che non ve li rapiva ella, bensì abbandonavano voi. Siate sicure, i vostri obbrobri contro la povera Felicina njo vi guadagneranno più cuori di quelli che vi procurava la vostra venustà, nè cresceranno il valore della vostra dote.

Ma strano a pensarsi, mentre dispetti di femminucce e parole astiose forniscono materia al pub-