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306 il secolo che muore


sbattuto, come la pianta marina abbarbicata sul fianco dello scoglio vive vita di tremito.

Ai giorni nostri l’uomo, pauroso di rimanere sbranato di un tratto dalle granfie del leone, preferisce disfarsi lentamente in polvere sotto la roditura del tarlo; non vi state a confondere; se Napoleone I avesse provato appetito della bella morte, l’avrebbe trovata: io non dirò che la sua scelta fosse coraggiosamente codarda1, ma egli è certo che volle vivere per giustificare lo abuso delle facoltà concessegli da Dio.

Perduto il trono, intese conservare la fama: e convertita Sant’Elena in pulpito, si mise a predicare concetti che non ebbe mai; o se pure egli li accolse nella mente, e’ fu per disperderli. Vincitore, oppresse la umanità; vinto, la ingannò. Oh! non badate al tiranno caduto, che favella di libertà; le sue parole hanno per fino di costituire il fondamento di un altro trono. Dall’isola di Sant’Elena, Napoleone I legò al mondo Napoleone III, nella medesima guisa che Augusto legava ai Romani Tiberio.

Il poeta della Francia ha pianto sulla demolizione della colonna di piazza Vendôme, doveva piangere quando fu eretta. Tutti i popoli di Europa conservano memorie di avere sbranato, e di essere stati sbranati: se le tigri e i leoni conoscessero le arti,

  1. Byron, ode A Napoleone