Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/107

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alle bestie. Padrone guà! O chi lo para? E per soprassello tu nota, che questo confessa spontaneo, e senza corda un nobile portoghese gentiluomo di camera del re. Pongasi in sodo pertanto, che un commendatore dell’ordine di Cristo il quale fa per impresa tre piccozze di argento in campo azzurro, di certa scienza e libera volontà pattuisce lui esser bestia pari a tutte le altre bestie.

Questo insigne brutofilo lasciò per insegnamento degli uomini, i quali a cagione della matta loro superbia non gli badarono, alcune sentenze, che qui verranno registrate e non senza frutto di certo:

— Le guerre mosse a causa di religione vendicano le bestie del disprezzo degli uomini, e fanno ridere il diavolo. —

— Le bestie escono di mano alla Natura belle educate, gli uomini no; all’opposto questi hanno a travagliarsi moltissimo per sapere poco e male; ma siccome quanto più possono scansano le fatiche, quindi avviene, che la parte di loro rimane ciuca da disgradarne gli Asini. —

Gli è proprio assurdo attribuire il pensiero agli uomini, e negarlo alle bestie,