Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/151

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nella onoratissima professione delle armi229.

Nobili furono i baroni che ebbero un giorno stanza e costume comune coi Nibbi. Calati al piano, tornarono ai montani castelli con la preda; quivi godevansela in santa pace senza un rimorso al mondo, chè anche in questo erano pari agli Uccelli di rapina: quando poi la mano toccava il fondo del sacco, la castellana metteva in tavola il tagliere con un paio di sproni, avvertendo per via di questo simbolo che già di per sè parlava aperto e poi veniva schiarito dalla fame, che se il barone voleva mangiare andasse a buscarselo230. — Questo dicasi intorno alle origini della nobiltà generata su la punta delle dita; delle altre sanguinarie e spietate ti fanno fede i guiderdoni stessi. I Cartaginesi per ogni uomo trucidato in guerra donavano l’uccisore di un anello: gl’Iberi innalzavano intorno al sepolcro del defunto tanti obelischi, quanti erano stati i nemici trafitti da lui: nei banchetti degli Sciti non poteva bere alla tazza circolante intorno alla mensa se non colui che avesse morto un nemico; le leggi ordinavano presso i Macedoni, che in obbrobrio della ignobilità sua, quale aveva le mani nette di sangue ostile, cingesse intorno alla vita un capestro; fra gli antichi Germani chi era vago di condurre moglie doveva dare un capo tagliato in baratto della